Patologia e Sindrome del Piriforme
Sciatalgia o Sindrome del Prifiorme?
“Un dolore profondo nella regione del gluteo che tende ad irradiarsi come un formicolio verso la gamba e che aumenta durante la posizione seduta”.
Questa è una delle diverse descrizioni che spesso si utilizzano per descrivere la sindrome del piriforme. Il termine “sindrome” si utilizza qualora non vi sia una patologia definita, ma un insieme di segni e sintomi che costituiscono il quadro clinico.
Il muscolo piriforme ha una forma triangolare, appartiene alla regione glutea ed è funzionalmente connesso ai movimenti dell’anca. Origina dal dalla parte interna del sacro e si inserisce nella fossa trocanterica, appena al di sotto del collo femorale.
Questo muscolo partecipa nei movimenti di extrarotazione ed abduzione dell’anca e contribuisce alla retroversione del bacino. Anatomicamente, il piriforme, è innervato dal plesso sacrale (L5-S1), si trova a stretto contatto con il nervo sciatico ed è proprio per questo motivo che problematiche a carico di questo muscolo possono mimare una lombosciatalgia.
Cosa è la Sindrome del Piriforme?
La sindrome del piriforme è un insieme di segni e sintomi che interessano il muscolo piriforme e il nervo sciatico, nel suo punto di passaggio al di sotto di questo muscolo. Viene definita come sindrome mista poiché si possono generare sintomi sia di natura muscolare che neuropatica, da comprensione del nervo sciatico.
I sintomi principali della sindrome del piriforme sono:
- Dolore locale in regione glutea: spesso è avvertito come dolore “profondo” che tende ad irradiarsi nella parte posteriore dell’arto inferiore, nei casi più gravi arriva fino al piede;
- Formicolio: sia locale che irradiato;
- Bruciore: sia locale che irradiato.Questi sintomi vengono evocati durante movimenti di rotazione dell’anca e posture statiche come mantenere le gambe accavallate.
Piriforme o Ernia?
La sindrome del piriforme è più diffusa di quanto si pensa, in quanto spesso viene confusa con la lombosciatalgia, problematica ben diversa.
Nella lombosciatalgia vi è la compressione diretta o indiretta di una radice nervosa che emerge dal midollo spinale a livello vertebrale per qualsiasi tipo di causa, come ad esempio un’ernia del disco, una frattura o un’infezione. Questo è il caso in cui consultare un neurochirurgo poiché si tratta di un problema che potrebbe farsi serio per cui è necessario valutare la situazione dallo specialista per esclude condizioni di rischio.
Nella sindrome del piriforme la questione è totalmente differente. Generalmente non vi è alcun danno irreversibile, ma questo dipende anche da come il problema viene gestito dal paziente, poiché se si ignora il problema per troppo tempo si possono creare dei danni anche irreversibili.
La terapia manuale e l’esercizio fisico, con l’ausilio della terapia fisica come la tecarterapia o la terapia ad onde d’urto sono sicuramente il modo migliore per poter risolvere questo problema. Proprio per questo “problema” viene chiamata “falsa sciatica”. La grande differenza, anche abbastanza intuitiva, sta nel fatto che la sindrome del piriforme non ha correlazioni con il tratto lombare.
Quali sono i fattori di rischio?
I dati statistici affermano che la sindrome del piriforme colpisce maggiormente il sesso femminile con un rapporto di 6:1 rispetto a quello maschile.
Questo rapporto può essere spiegato dalla differente forma del bacino femminile che risulta più ampia rendendo più “lunga” la leva di lavoro del piriforme predisponendo per un suo sovraccarico.
Tra le più probabili cause e fattori di rischio si ritrovano:
- Trauma nella regione glutea (50% dei casi), come cadute che causano infiammazione dei tessuti molli, spasmi muscolari e conseguente compressione del nervo sciatico;
- Trigger point miofasciali che spesso sono causati da traumi diretti, lesioni post-chirurgiche, patologie lombari e sacroiliache o da un uso eccessivo che lo possono portare al sovraccarico.
- Movimenti improvvisi e violenti, postura mantenuta e ripetuta nel tempo che possa generare traumi al piriforme.
- Interventi chirurgici, in regione addominale o al bacino, che possano generare aderenze connettivali in prossimità del piriforme.
- Microtraumi ripetuti da un uso eccessivo del piriforme, come può accadere in lunghe camminate, corse su lunghe distanze o mediante compressione diretta. Un esempio di compressione diretta è noto come “neurite da portafoglio”, trauma ripetitivo causato dalla seduta prolungata su superfici dure
- Disfunzioni posturali e di movimento dell’anca o del bacino che possano sovraccaricare il piriforme;
Altri fattori causali possono essere le varianti anatomiche delle diramazioni del nervo sciatico, le varianti anatomiche o l’ipertrofia del muscolo piriforme, la sacroileite e la protesi dell’anca. Anche il neuroma di Morton può predisporre per lo sviluppo di questa sindrome, a causa dell’alterazione del carico sull’arto inferiore per sfuggire al dolore al piede. I soggetti più a rischio sono gli sciatori, i camionisti, i tennisti e i ciclisti su lunghe distanze.
Indicazioni terapeutiche della tecarterpia
La tecarterapia può coadiuvare il trattamento di diverse patologie come ad esempio l’artrosi, il mal di schiena, le cervicalgie, le tendiniti e fascite plantare.
Può essere un valido supporto nel trattamento delle contratture muscolari e nel trattamento sintomatico della fibromialgia.
Le fibrosi sono un altro campo di applicazione della tecarterapia. Queste possono verificarsi a seguito di traumi o possono essere primarie come nel caso dell’induratio penis plastica, della sindrome di Dupuytren o nella sindrome di Ledderhose.
In traumatologia trova applicazione nella facilitazione del riassorbimento degli ematomi e nella biostimolazione delle lesioni muscolari.
Va sottolineato che nelle patologie in fase acuta, la tecarterapia può essere applicata vantaggiosamente impostando i parametri in modo da non avere un incremento termico. Quest’ultimo, infatti, si realizza ogni qualvolta il fisioterapista ritiene opportuno impostare parametri di energia da somministrare che superano quelli che il corpo riesce a smaltire. L’incremento termico, che è così utile nel trattamento delle contratture, è controindicato nelle patologie in fase acuta e quindi è la valutazione che il fisioterapista fa prima di eseguire la seduta, a determinare la scelta dell’impostazione dei parametri.
E’ possibile eseguire tecarterapia anche quando sono presenti mezzi di sintesi come ad esempio protesi metalliche.
Durante i trattamenti alla schiena capita spesso che il paziente si rilassi così tanto che si addormenta.
Per questo motivo nella maggior parte dei nostri trattamenti ne facciamo uso, e la integriamo con le tecniche di terapia manuale (mobilizzazioni) o con altre terapie fisiche come laser ad alta potenza, ultrasuoni, onde d’urto o interix.
Le condizioni in cui la tecarterapia è utile sono moltissime, qui di seguito te ne elenco alcune:
- distorsioni,
- tendiniti come ad esempio la tendinite di De Quervain (al polso),
- borsiti,
- lesioni tendinee e muscolari
- Sindrome del piriforme,
- traumi ossei e osteoarticolari,
- osteoporosi: ne soffrono soprattutto donne dopo la menopausa;
- riabilitazione post chirurgica: come ad esempio la riparazione del legamento crociato anteriore o della cuffia dei rotatori,
- metatarsalgia: ne soffrono soprattutto le donne che usano spesso scarpe con il tacco;
- dolori muscolari;
- pubalgia;
- edemi: ne abbiamo trattati molti che si erano formati a seguito di una forte contusione;
- ematomi come quelli che si formano nel caso di importanti lesioni muscolari
- gonalgia
- lesione legamento crociato anteriore
- lesione legamento crociato posteriore
- tenosinovite
- stenosante
- alluce valgo
- coxartrosi
- lesione cartilagine triangolare del polso
- lesioni tendinee: es. la rottura del tendine del capo lungo del bicipite, del tendine del muscolo sopraspinoso o del tendine di achille;
- gonartrosi
- fascite plantare
- epicondiliti chiamate anche “gomito del tennista”
- epitrocleiti conosciute anche come “gomito del golfista”
- capsuliti come nel caso della capsulite adesiva
- spalla congelata
- contratture
- borsiti, spesso se ne vedono in spalle problematiche o nella parte posteriore del gomito (borsite olecranica)
- dolori muscolari
- sciatica
- lombalgia
- lombosciatalgia
- cicatrici
- traumi sportivi
- condropatia rotulea
- dismenorrea
- capsulite adesiva o sidrome della spalla congelata
- frattura del femore
- dito a scatto
- frattura dell’acetabolo
- frattura della clavicola
- frattura del calcagno
- frattura dell’omero
- frattura della tibia
- frattura del metatarso
- frattura del calcagno
- cervicalgia
- triggerpoint
- dolore dietro al ginocchio
- dolore al centro della schiena
- dolore al collo
Fisioterapia per la Sindrome del Piriforme
- Educazione del paziente
- Terapia manuale
- Terapia fisica
- Esercizio terapeutico
Questi elementi vengono integrati in un piano terapeutico efficace per far si che il problema venga risolto sia nel breve che nel lungo periodo prevenendo così le possibili recidive.
Se il dolore dovesse superare la soglia di tolleranza sono consigliati farmaci antalgici tipo FANS che vanno a ridurre l’infiammazione sempre sotto stretto controllo del medico.
La compressione ischemica è tra le tecniche manuali più utilizzate per trattare la contrattura del muscolo piriforme. Oltre a questa seguono numerosissime tecniche di trattamento del tessuto mio fasciale e tessuti molli.
Tra le scelte terapeutiche possono essere incluse le terapie fisiche come laser ad alta potenza e Tecarterapia. Si tratta di mezzi fisici capaci di stimolare anche i tessuti più profondi, come nel caso del muscolo piriforme.
Per attenuare il dolore è molto utile esporre la zona interessata a fonti di calore come la borsa dell’acqua calda che aiutano il muscolo a rilassarsi.
Gli esercizi sono importanti in quanto possono essere insegnati al paziente dal proprio terapista ed eseguiti comodamente al domicilio come completamento del lavoro eseguito in studio. Può risultare utile allungare il muscolo piriforme per alleviare il dolore.
- Puoi sdraiarti in posizione supina su un tappetino piegando le ginocchia e appoggiando bene i piedi a terra.
- Ora solleva una gamba e porta il piede sul ginocchio controlaterale.
- Solleva da terra il piede della gamba che ancora poggiava sul tappetino, e mantieni la posizione per circa 10 secondi.
In questo modo l’allungamento del muscolo può diminuire la sintomatologia dolorosa.
Un secondo esercizio che puoi effettuare è:
sederti su una sedia e portare il piede del lato interessato dal dolore sul ginocchio controlaterale, esercitando una piccola pressione sul ginocchio della gamba piegata in modo tale da aumentare l’allungamento del muscolo. Cerca di mantenere la posizione per 20 secondi.
Questi sono dei piccoli e utili consigli che puoi sfruttare nel caso in cui tu soffra di sindrome del piriforme. L’importante però è rivolgerti a un professionista che possa scegliere il piano terapeutico migliore per il tuo caso specifico.
In caso di esercizi è utile allungare il muscolo piriforme per alleviare il fastidio.