La Riabilitazione post-chirurgica
Cos'è la riabilitazione post-chirurgica?
La riabilitazione post chirurgica comprende tutte gli strumenti che il fisioterapista utilizza per raggiungere il massimo recupero del paziente a seguito di un intervento chirurgico.
In questo tipo di riabilitazione ci si avvale di:
Tecniche manuali: massoterapia, mobilizzazioni articolari e miofasciali ecc…
Mezzi fisici: laser, tecar , interix, TENS, ultrasuoni, elettrostimolazioni ecc…
Esercizio terapeutico: detto “passivo” se a carico del terapista o di device/strumenti particolari, “attivo assistito” se il movimento è coadiuvato e controllato direttamente dal fisioterapista, “attivo” se il movimento è eseguito solo ed esclusivamente dal paziente.
La durata della riabilitazione
Ci sono moltissimi fattori che determinano la durata del ciclo fisioterapico e di seguito ne leggerai i principali.
1) L’importanza della motivazione del paziente per accelerare i tempi di recupero Il primo fattore di cui vogliamo parlare riguardo le influenze sui tempi di recupero è la “persona” e quindi tutti i fattori che la riguardano come la motivazione, lo stato fisico e la età. È stato scelto di mettere la “motivazione” a titolo di questo paragrafo perché l’elemento psicologico del paziente è la prima caratteristica che determina il raggiungimento dell’obbiettivo terapeutico. Logicamente sotto questo aspetto entrano in gioco anche altre figure come i familiari e il fisioterapista, ma ne parleremo successivamente. Come sai, una persona giovane e sportiva e motivata ha maggiori possibilità di effettuare un recupero rapido rispetto a una persona anziana, con forme di depressione e in sovrappeso.
2) Il distretto corporeo che viene operato e il tipo di chirurgia a cui è sottoposto Altro elemento fondamentale nella determinazione dei tempi di recupero è il tipo di articolazione e il genere di intervento a cui è sottoposta. È logico che una persona con un ginocchio che subisce una semplice asportazione di un frammento di menisco ha dei tempi di recupero differenti da una persona con un ginocchio nel quale viene impiantata una protesi.
3) La qualità del percorso fisioterapico: fisioterapista, dispositivi ad alta tecnologia, il centro di fisioterapia Poi, altro punto importante per i tempi di recupero è la qualità del percorso fisioterapico. Essere seguiti in un centro di eccellenza, con dispositivi ad alta tecnologia e personale specializzato sui protocolli più efficaci può garantire non solo un’abbreviazione dei tempi di recupero ma anche una maggiore possibilità di raggiungere l’obiettivo previsto, che può essere il raggiungimento completo o parziale della funzionalità di un determinato distretto corporeo.
Ci teniamo a sottolineare quanto accennato in precedenza, ossia che la qualità di un fisioterapista si vede non solo dal tipo di tecniche che utilizza, ma anche dal tipo di rapporto empatico che riesce a creare con il paziente, dalla sua capacità di motivare la persona. Di certo un fisioterapista che risulta antipatico e poco comprensivo avrà difficoltà a curare il paziente, anzi il più delle volte non riesce proprio a curarlo perché è difficile che quest’ultimo si affidi a lui per tutto il tempo necessario.
Quali sono le fasi della riabilitazione post-chirurgica?
Parlare di fasi ben distinte e differenziate tra loro non è del tutto corretto, tuttavia in linea generale si tende a raccontare il ciclo terapeutico in 4 fasi principali:
La prima fase
La prima fase del ciclo terapeutico ha come obbiettivi la diminuzione del dolore e il controllo dell’infiammazione, è fondamentale che il paziente inizi ad avere sollievo nel minor tempo possibile, da stati algici e infiammatori fastidiosi. Per raggiungere questo fine si utilizzano dunque dispositivi fisici, cromoterapia e particolari tecniche manuali come il linfodrenaggio o il massaggio drenante. In alcuni casi anche l’esercizio terapeutico, se ben dosato può rivelarsi un valido aiuto.
La seconda fase
La seconda fase del percorso terapeutico è caratterizzata dall’aumento, e talvolta recupero completo, del range articolare: rispetto all’inizio, dato che i sintomi si sono attenuati, il fisioterapista può aumentare l’intensità delle mobilizzazioni e la frequenza degli esercizi in modo da poter ampliare l’arco del movimento.
La terza fase
La terza fase del ciclo di terapie è costituita dal recupero della forza e della resistenza. In questo Step, l’articolazione ha guadagnato tutto, o quasi tutto, il movimento ed ora occorre lavorare per garantirgli stabilità, rinforzano i muscoli stabilizzatori, e la possibilità di muoversi attivamente, lavorando sulla resistenza. L’esercizio terapeutico attivo, coadiuvato dall’utilizzo di resistenze più o meno importanti come pesi, elastici, o la semplice gravità sono i protagonisti di questa fase. Sarà abilità del fisioterapista saper valutare la giusta dose di carico allenante con cui far lavorare il paziente.
La quarta fase
Siamo giunti ormai alla quarta fase, che ha l’obbiettivo di garantire il recupero della massima funzionalità dell’arto. Oltre alle tecniche manuale e agli esercizi muscolari, in questa fase si lavora molto con superfici instabili, con palline, e anche con device specifici come la Delos, al fine di migliorare la propriocettività e l’equilibrio articolare.
Logicamente quelle che hai appena letto sono linee guida generali che vengono adattate ad ogni paziente, ad ogni patologia e ad ogni segmento corporeo.
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