LA SINDROME FEMORO-ROTULEA
Dolore al ginocchio?
La sindrome femoro-rotulea è una condizione molto comune del ginocchio che coinvolge soggetti di tutte le età sia fisicamente attive che sedentarie, con un picco di incidenza negli adolescenti e nelle donne.
Questa condizione ha un significativo impatto negativo sulla vita del soggetto, in quanto tali pazienti sono spesso costretti a ridurre o interrompere completamente le attività sportive o lavorative proprio a causa dei sintomi riferiti.
La sindrome femoro-rotulea è quindi, più in generale, un insieme vario di disturbi che coinvolgono l’articolazione tra femore e rotula, e può essere descritta come un dolore al ginocchio diffuso, specialmente nella regione anteriore rotulea che tende ad aumentare con l’intensificarsi di alcune attività come salire o scendere le scale, squat, rimanere per diverso tempo in posizione seduta, attività ripetitive come la corsa, mettersi in ginocchio o accovacciarsi, e possono essere presenti crepitii e deficit funzionali.
Essa ha una eziologia multifattoriale e le cause che possono portare a questo disturbo possono essere dovute ad alterazioni, non solo del ginocchio, ma anche di altri distretti più prossimali o distali, come l’articolazione dell’anca e della caviglia. Nella fase acuta il trattamento deve essere rivolto essenzialmente alla riduzione del dolore e alla ripresa di una normale funzionalità articolare.
Come trattare la sindrome femoro-rotulea
I primi rimedi saranno quindi: il riposo funzionale dell’arto, eliminando tutte quelle attività che acuiscono il dolore, e la crioterapia, ossia impacchi di ghiaccio, per ridurre il dolore e limitare l’infiammazione dei tessuti.
Ci avvarremo inoltre di terapie strumentali come Tecarterapia, e Laserterapia. Successivamente, nella fase post-acuta o sub-acuta, i trattamenti saranno indirizzati ad una guarigione a lungo termine della patologia. Avranno quindi lo scopo di:
1.Ottimizzare la posizione della rotula nella troclea in modo da ridurre in maniera significativa la sintomatologia del paziente;
2. Migliorare la cinetica dell’arto inferiore per fare in modo che non si ripresenti il disturbo;
- Insegnare le modalità per eseguire un autotrattamento e prevenire una nuova insorgenza della patologia;
- Migliorare l’igiene delle attività quotidiane.
Il trattamento "MULTIMODALE" per la sindrome femoro-rotulea
Vista la complessità della sindrome femoro-rotulea, abbiamo bisogno di un approccio di trattamento multimodale. Il trattamento dovrà essere altamente personalizzato rispetto al paziente, in quanto esso potrebbe avere maggiori alterazioni prossimali dell’anca, o distali del piede o locali del ginocchio, oppure una combinazione di due o tre di queste. Il trattamento riabilitativo seguirà quindi un’attenta valutazione di questi distretti, concentrandosi su quelli maggiormente compromessi. Avremo perciò vari tipi di trattamenti, indirizzati ai tre diversi distretti corporei, che verranno combinati in base alle necessità del paziente. Questi sono riassumibili in tre categorie:
a.Trattamenti locali: il bendaggio rotuleo o in alternativa l’utilizzo di un tutore, il detensionamento del retinacolo laterale. Per rilassare questa struttura si andrà ad allungarne altre strutture che si relazionano con essa, rilasciando delle fibre. Riallineamento della rotula
b.Rinforzo VMO (Vasto Mediale Obliquo) e/o Quadricipite: per mantenere la rotula in equilibrio sarà infine necessario attivare e rinforzare la muscolatura estensoria del ginocchio. Dobbiamo quindi cercare di trovare questo equilibrio muscolare. Purtroppo, spesso, in rotule lateralizzate abbiamo uno squilibrio tra Vasto Mediale Obliquo (VMO) e Vasto Laterale (VL). Grazie a nuove tecnologie, come l’elettromiografia (EMG), possiamo osservare come in molti casi ci sia un’insufficienza del VMO e come questo si comporta durante l’attivazione. Andremo infatti a migliorare il “timing”, lavorando sul tempo di latenza tra l’attivazione del VMO e del VL, e la ”endurance”, ossia la resistenza durante la contrazione muscolare.
c.Trattamenti prossimali: il trattamento prossimale è rappresentato dal rinforzo degli abduttori ed extrarotatori di anca e dal rinforzo dei muscoli del “Core”. Abbiamo visto infatti, come una debolezza di questi muscoli possa portare ad un valgismo di ginocchio e ad una grave instabilità dell’arto inferiore e del tronco.
d.Rinforzo dei muscoli dell’anca e del “Core”: la stabilità del tronco è dovuta al rinforzo dei muscoli del Core. “Core” significa nucleo, centro. Questo significa che rappresenta i muscoli della parte centrale del corpo, ossia tra il Diaframma e le anche. Tale zona include i muscoli addominali (Retto, Trasverso e Obliqui), i muscoli lombari ed i muscoli estensori e flessori dell’anca. Nel “Core Training” però, a differenza di un normale allenamento, entrano in gioco movimenti funzionali che sollecitano contemporaneamente molti muscoli diversi in sinergia tra loro. Il “Core” è quindi il punto di collegamento tra la parte superiore ed inferiore del corpo. La “Core Stability” migliora quindi l’equilibrio e la stabilità dell’intera struttura corporea e migliora la trasmissione della forza attraverso l’intera catena muscolare durante tutti i movimenti.
e. Trattamenti distali: nella terza ipotesi patomeccanica troviamo un piede pronato piatto, con varismo del retropiede e avampiede, collasso dell’osso navicolare e rigidità della muscolatura posteriore della gamba. I trattamenti distali consistono perciò in uno stretching e allungamento della muscolatura del polpaccio (Tricipite Surale) e del tendine d’Achille, un rinforzo specifico della muscolatura intrinseca del piede utile a risollevare l’arco plantare e un riallineamento dell’asse del piede attraverso l’adozione di ortesi plantari.
f.Riallineamento del piede: con l’allenamento propriocettivo si va a stimolare il sistema neuro-motorio. Esso consiste in esercizi che creano situazioni di instabilità, con l’obbiettivo di migliorare l’utilizzazione dei segnali propriocettivi provenienti dalle zone periferiche del corpo, in particolare dagli arti inferiori. Lo scopo principale di questi esercizio è quindi quello di rieducare i riflessi propriocettivi, al fine di acquisire nuovamente un ottimale controllo della postura e delle articolazioni interessate. L’allenamento propriocettivo è fondato su un programma di stabilizzazione dinamica, impostato su situazioni che inducono instabilità e perciò ad attivare la muscolatura velocemente e correttamente per recuperare l’equilibrio nel minor tempo possibile.
I nostri terapisti saranno lieti di mettere a disposizione tutte le loro conoscenze e la loro esperienza nel campo della riabilitazione sportiva per studiare il tuo caso specifico e per disegnare un programma di prevenzione all’altezza delle tue aspettative.